Cremazione Induista

Cremazione Induista

Quale sia il significato della morte è da sempre strettamente connesso con la cremazione induista e le pratiche funebri.

L’Induismo è una religione praticata diffusamente in diverse aree dell’Asia ed in particolare in India, Nepal e Sri Lanka ed ha una tradizione lunga millenni, che ha affascinato ed affascina ancora molti occidentali.

Quale sia il significato della morte è da sempre un quesito fondamentale nell’Induismo, ed è in stretta connessione con le pratiche funebri proprie di questa religione.

Vediamo assieme gli argomenti che tratteremo in questo articolo:

Significato della morte nell'induismo contemporaneo

La morte, nella religione Induista, agisce come una forza naturale, contingente e continua, ma non suprema. Poiché essa si esprime sulla vita, si ritiene che la vita possa modellare questa forza per ricondurla alla sua immagine e alle sue vie.

La nota associazione fra la morte e la reincarnazione, che caratterizza la tradizione Induista, non ha più come baricentro il Karma e le sue attese conseguenze: i discorsi sul peccato e sulla purificazione del sé hanno perso pregnanza e la loro diffusione è minore.

 Un induista osservante, che rifletta sulla morte a partire dal proprio immaginario morale, tenderà a dare per scontato il fatto di essere ormai degno di essere liberato.

La cremazione viene praticata?

La cremazione (sia con la pira funebre, sia nei forni crematori) è certamente il rito più diffuso.

Bisogna premettere, tuttavia, che alcuni riti religiosi indù si differenziano leggermente anche tra loro, in base alla casta d’appartenenza della famiglia del defunto o a tradizioni regionali o familiari. 

Andiamo comunque a conoscere meglio come si svolge generalmente un rito funebre indù ed in particolare quello crematorio, quando si brucia il corpo di un parente defunto e vengono raccolte e disperse le sue ceneri.

Differenze tra pratica Induista e Italiana

La cremazione in sé non è standardizzata. Tradizionalmente essa dovrebbe avvenire in una pira funebre all’interno di un complesso funerario, sulle rive di un fiume sacro in cui vengono immerse le ceneri.

La più significativa differenza fra cremazione indiana induista e quella italiana è il livello di standardizzazione e di controllo professionale delle procedure, che in Italia è molto elevato. 

Nel contesto induista, i dolenti che accompagnano il cadavere alla pira funebre o al complesso crematorio prendono parte, sia in senso rituale che in senso pratico, al processo di incinerazione: il rito, infatti, si svolge in un clima di collaborazione temporanea fra gli operatori funebri e la famiglia del defunto.

Il rituale funebre induista pre-cremazione

A decesso avvenuto, il corpo del defunto viene posto a terra e vengono inserite all’interno della sua bocca delle gocce d’acqua del fiume sacro Gange e di latte. Dopo il saluto di parenti ed amici, viene spostato e adagiato su una sorta di lettiga di legno. 

Qui il corpo viene lavato, vestito con un abbigliamento tradizionale e abbellito con oggetti o ornamenti cari al defunto. Dopo essere stato coperto da un telo, può iniziare la processione, che porterà il defunto dalla propria abitazione verso il luogo ove avverrà il rito crematorio.

A trasportare la salma generalmente sono i figli maschi e lungo il tragitto effettueranno delle soste presso luoghi cari allo stesso defunto. Durante lo svolgimento del corteo, oltre ad essere bruciato dell’incenso, possono essere pronunciati dei mantra.

 Una volta giunti a destinazione, si darà seguito all’ultima parte del rito funebre.

La cremazione nell'induismo

Il corpo del defunto viene adagiato su una pira di legno, posta generalmente vicino alla riva di un fiume o del mare, a cui il maschio primogenito dà fuoco nel caso il deceduto sia il padre oppure dall’ultimogenito nel caso fosse la madre. 

Durante il rogo vengono anche lette delle preghiere, per favorire il ricongiungimento del corpo con i diversi elementi della natura. I maschi della famiglia, poi, saranno tenuti a radersi e vestirsi di bianco in segno di lutto.